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30 luglio - Giornata mondiale contro la tratta di esseri umani

 

Paola arriva in Italia, convinta di trovare un futuro migliore. L’ha aiutata a partire la sua madame, dicendole che le avrebbe trovato un lavoro, ma adesso, per sdebitarsi e ripagare i soldi del viaggio, Paola è costretta a prostituirsi. 

Anche Kubra viene portata in Europa e crede che troverà lavoro per aiutare la sua famiglia. Ma le portano via i documenti e lei non ha più un’identità. Viene costretta a vendere il suo corpo per ripagare il debito.

Queste non sono solo le storie di Paola e di Kubra, ma di tante altre donne che vengono trafficate e sfruttate per scopi sessuali. Oggi, 30 luglio, è la giornata internazionale contro la tratta di esseri umani. Ma cosa significa questa espressione?

La sua definizione viene fornita per la prima volta dal Protocollo di Palermo nel 2000: è “il reclutamento, il trasporto, il trasferimento di persone, tramite l’impiego o la minaccia di impiego della forza o di altre forme di coercizione, per ottenere il consenso di una persona che ha autorità su un’altra a scopo di sfruttamento. Lo sfruttamento comprende, come minimo, lo sfruttamento della prostituzione altrui o altre forme di sfruttamento sessuale, il lavoro forzato o prestazioni forzate, schiavitù o pratiche analoghe, l’asservimento o il prelievo di organi.” 

Spesso la tratta si racconta attraverso i numeri: si stima che le vittime di tratta in tutto il mondo siano 40 milioni e lo scopo dello sfruttamento sessuale è al primo posto. Il 72% di persone trafficate è di sesso femminile di cui il 60% viene costretto a prostituirsi. Sono numeri parziali però, perché ancora oggi, la tratta di esseri umani è uno dei mercati illeciti più diffusi e proficui in tutto il mondo, ma altrettanto difficile da rilevare a causa della velocità con cui si evolve il fenomeno e dei diversi sistemi di analisi dati degli Stati. 

Uno degli obiettivi principali dei trafficanti è lo sfruttamento sessuale e le persone trafficate sono sempre più giovani. Le ragazze più esposte al traffico di esseri umani vengono spesso dalla Nigeria, dai Paesi dell’est Europa e dai Balcani. Quando arrivano in Italia, devono restituire alla propria madame i loro debiti di viaggio, oltre al vitto, all’alloggio, ai vestiti e al posto in strada dove sono costrette a prostituirsi, rendendo di fatto il debito inestinguibile. Le madame sono donne, solitamente prostitute più anziane, anche loro vittime di tratta, che si occupano di gestire per conto di terzi le nuove ragazze che arrivano.

Inoltre, la paura delle ritorsioni che le donne potrebbero affrontare se denunciassero, spinge a non chiedere aiuto: per esempio, le donne nigeriane sono di solito sottoposte a un rito animista, “juju”, che rappresenta una forma di giuramento utilizzato per soggiogare le ragazze e legarle al trafficante. La vittima, quindi, non può tradire la fiducia del trafficante, che al momento del rituale è spesso una figura amica che la sta aiutando a partire, pena la sua morte o dei suoi familiari. Questo condizionamento psicologico è estremamente solido e frena le vittime dal rompere questo patto.

Diffidenza e cattiva informazione sono altri elementi che rendono complicata l’emersione di un fenomeno come quello della tratta: molte donne hanno subito violenze sia nel loro paese d’origine che nel paese d’arrivo, posto che rappresentava l’opportunità di una nuova vita e che si è trasformato nel nuovo incubo. Oltre a un abuso che sembra non conoscere fine, le informazioni che vengono fornite alle donne in viaggio sono fallaci e studiate in modo tale da infondere sfiducia nei confronti delle autorità e delle organizzazioni che si occupano di aiutarle.

In altri casi, è spesso il partner colui che traffica le vittime: dopo un periodo detto “grooming” in cui la donna inizia a fidarsi totalmente della persona che le è accanto, inizia lo sfruttamento che va a favore della rete criminale che gestisce la tratta o la prostituzione. È molto difficile all’inizio che la donna si renda conto dell’inganno, visto il rapporto di dipendenza affettiva che condivide con il trafficante: la proposta di iniziare a prostituirsi viene posta in modo subdolo, come se fosse un’attività temporanea e l’unica soluzione ai problemi economici della coppia.

I report internazionali testimoniano come i paesi con un più ampio divario di genere per quanto riguarda l’accesso all’istruzione, alla salute e allo status economico, abbiano numeri più alti di persone trafficate, nello specifico le donne e le ragazze costituiscono più della metà delle vittime destinate principalmente allo sfruttamento sessuale. 

L’invisibilità di questo fenomeno è un grande alleato dei trafficanti: le vittime sotto il loro stretto controllo sono estremamente vulnerabili, isolate e mancano dei mezzi fondamentali per allontanarsi dalla situazione in cui si trovano anzi, a causa della mancanza di questi, sono costrette a dipendere dai loro aguzzini

La tratta è una violenza di genere che assume varie forme, ma è possibile uscirne. In Italia ci sono 21 progetti nazionali Antitratta finanziati dal Dipartimento per le Pari Opportunità ed il numero verde nazionale 800 290 290 è sempre attivo 24 ore su 24. 

Conoscere il fenomeno è il primo passo per identificare e riconoscere le situazioni a rischio. Con il giusto aiuto, uscirne è possibile.