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Settimana della consapevolezza sull'aborto sicuro

23 Settembre 2021

IVG1

28 settembre - Giornata internazionale per l'aborto sicuro

Secondo l’OMS*, il 29% di tutte le gravidanze e il 61% delle gravidanze indesiderate vengono interrotte volontariamente.

1 aborto su 3 viene eseguito in condizioni di sicurezza minima, se non di pericolo.

Un recente studio** dimostra che nei Paesi in cui sono in vigore restrizioni all’accesso all’IVG la percentuale di gravidanze indesiderate che terminano con l’aborto è aumentata nel tempo e la quota di gravidanze indesiderate è maggiore rispetto agli Stati in cui l’aborto è liberalizzato.

Il tasso di gravidanza indesiderata più alto riguarda i Paesi a basso reddito con legislazioni che vietano l’aborto (101 ogni 1.000 donne di età compresa tra i 15 e i 49 anni).

Limitare l’accesso al diritto alla salute sessuale e riproduttiva non riduce le gravidanze indesiderate, ma crea e amplifica le disuguaglianze sociali. 

A ben guardare, sono i Paesi ad alto reddito in cui l’aborto è ampiamente legale che registrano la più bassa percentuale di gravidanze indesiderate che terminano con l’aborto (38% nel periodo 2015-2019) e il più basso tasso di gravidanza indesiderata (30 ogni 1.000 donne di età compresa tra i 15 e i 49 anni).

Vietare l’aborto non impedisce le interruzioni volontarie di gravidanza, bensì costringe donne,  persone T e non-binary a mettere a rischio la propria vita per non perdere la libertà di decidere sui propri corpi.

A questo tema, dedicheremo una settimana in cui attraverseremo i 5 continenti per osservare il diritto all’interruzione di gravidanza nel mondo di oggi.

La campagna terminerà il 28 settembre, in cui ricorre la Giornata internazionale per l’aborto sicuro, con l’attenzione rivolta all’Italia.

* https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/preventing-unsafe-abortion

** https://www.thelancet.com/journals/langlo/article/PIIS2214-109X(20)30315-6/fulltext#sec1

Europa

Europa IVG

Nel continente europeo l’aborto può dirsi formalmente legale quasi ovunque, sebbene con delle differenze riguardanti le restrizioni per le quali è permesso, soprattutto oltre i primi tre mesi e, in particolare, nei paesi cattolici.

Nonostante ci siano stati molti progressi, discriminazioni e diseguaglianze continuano a costituire degli ostacoli. Infatti, diversi Stati non garantiscono l’accesso alle cure durante la gravidanza alle donne migranti senza documenti e persiste la discriminazione nei confronti delle coppie lesbiche e delle madri single.

Su 50 Stati parte del continente, solo in 35 è possibile scegliere di sottoporsi ad un’interruzione di gravidanza senza dover fornire alcuna giustificazione. I Paesi in cui l’aborto è ancora illegale, salvo circostanze straordinarie, sono: Andorra, Città del Vaticano, Malta e San Marino. Tuttavia, altre nazioni prevedono delle restrizioni che rendono quasi impossibile l’accesso ad un aborto sicuro, tra cui Liechtenstein, Monaco, Nord Irlanda e Polonia.

Cos’e successo negli ultimi anni?

Nel 2018 il Belgio ha approvato una legge che decriminalizza l’aborto. Quest’ultimo è stato rimosso dal Codice Penale e ricontestualizzato nell’ottica delle politiche relative alla salute pubblica.

Prima di questa riforma, in Belgio era possibile interrompere legalmente una gravidanza dal 1990, solo in situazioni particolari ed entro le 12 settimane, salvo pericolo di vita per la donna o problemi di salute per il feto.

Nel 2020 il Parlamento slovacco ha respinto una proposta di legge che avrebbe gravemente danneggiato i diritti riproduttivi delle donne, imponendo loro di soddisfare requisiti pericolosi e medicalmente inutili al fine di accedere all’aborto. 

In questo mese è stata però discussa un’ulteriore proposta, altrettanto limitante, che tenta di restringere l’accesso all’aborto attraverso criteri legati alle tempistiche, ad aspetti medici e personali, e con azioni mediatiche di contrasto alla diffusione di informazioni sul tema. Ad ottobre è attesa la seconda discussione del testo.

Nonostante compatte e diffuse manifestazioni, a gennaio 2021 in Polonia è entrata in vigore una norma che vieta l’aborto anche in caso di malformazione del feto. Secondo le statistiche, quasi la totalità degli aborti effettuati nello Stato era dovuta proprio a questa ragione.

A questo punto, l’interruzione di gravidanza in Polonia è sostanzialmente vietata, salvo in caso di stupro, incesto o rischi per la salute della donna.

A maggio 2021 è stato presentato al Parlamento di Malta un disegno di legge volto a decriminalizzare l’aborto, tuttora punito con fino a quattro di carcere.

Per ora, l’opposizione ha bloccato ogni sviluppo a riguardo e Malta rimane l’unica nazione dell’Unione Europea che vieta le interruzioni di gravidanza in ogni circostanza e nega la libertà di scelta e di accesso all’aborto in modo sicuro.

A giugno 2021 il Parlamento Europeo ha approvato una Risoluzione che riconosce l’accesso all’aborto sicuro come un diritto umano.

Il documento afferma che ogni interferenza con l’accesso alla contraccezione, il settore della fertilità, la maternità e l’aborto, costituisce una violazione dei diritti umani. Gli Stati europei sono stati chiamati a condannare ogni tentativo di limitare l’accesso a questi servizi, in particolar modo a fronte degli sviluppi in Polonia e Malta. 

Il 26 settembre a San Marino è previsto un referendum per depenalizzare l’aborto, al momento considerato reato anche in caso di stupro, malformazioni del feto e pericolo di vita per la donna e punito con fino a sei anni di carcere.

Il referendum, ottenuto grazie alla mobilitazione delle femministe dell’Unione donne sammarinesi, propone di rendere legale l’interruzione di gravidanza entro le 12 settimane e anche nel periodo successivo in caso di malformazioni del feto che possono mettere a rischio la salute fisica o psicologica della donna o di pericolo di vita quest’ultima.

I recenti sviluppi nel continente europeo e i ricorrenti attacchi contro la salute sessuale e riproduttiva confermano la necessità di continuare a lottare per difendere la libertà di scelta delle donne, delle persone trans e non-binarie, e il loro diritto ad accedere ad un aborto sicuro.

Fonti: Abortion Clinics in Europe, Center for Reproductive Rights, Council of Europe, European Parliament, Global Abortion Policies Database, Il Post