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Giornata della memoria - Liliana Segre e la sua storia

 

Liliana Segre cit

Nata a Milano da famiglia ebraica, a tredici anni Liliana Segre venne deportata dal binario 21 della stazione Centrale di Milano al campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia, dove fu separata dal padre che non rivide mai più.

Liliana Segre era una Piccola italiana, come tutte le bambine cresciute sotto il fascismo. Poi, nel 1938, le leggi razziali e l’incomprensibile espulsione dalla scuola. 

«Mi restò per anni la sensazione di essere stata cacciata per aver commesso qualcosa di terribile, che in seguito tradussi dentro di me come “la colpa di essere nata”; perché altre colpe certo non ne avevo: ero una ragazzina come tutte le altre».

Le fu assegnato il numero 75190 e venne rinchiusa nella sezione femminile insieme a 60mila donne di tutte le nazionalità; durante il periodo di prigionia fu impiegata nei lavori forzati nella fabbrica di munizioni Union.

«Noi sopravvissuti siamo soprattutto il nostro numero. Prima del mio nome viene il mio numero: 75190. Perché non è tatuato sulla pelle, è impresso dentro di noi, vergogna per chi lo ha fatto, onore per chi lo porta non avendo mai fatto niente per prevaricare; essendo vivo per caso, come lo sono io»

Alcuni giorni prima che l’esercito sovietico entrasse ad Auschwitz, il 27 gennaio 1945, fu costretta dai soldati nazisti a incamminarsi verso la Germania in quella che fu chiamata la terribile “Marcia della Morte”.

La sua liberazione avvenne a Malchow, un sottocampo di Ravensbrück, il 30 aprile 1945. 

Dei 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni deportati nel campo di concentramento di Auschwitz, Liliana Segre è una dei 25 sopravvissuti.

Quando tornò a Milano, della sua famiglia si erano salvati solo i nonni materni e uno zio.

Decise di chiudersi in un lungo silenzio fino a quando, durante i primi anni '90, iniziò a raccontare la sua drammatica esperienza da prigioniera agli alunni dei vari istituti scolastici. Questa attività continua ad impegnarla costantemente per molti anni successivi.

L’autorevolezza della sua figura pubblica è stata riconosciuta dall’attribuzione di molte e prestigiose onorificenze, lauree e medaglie, tra cui la nomina a senatrice a vita presentata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 19 gennaio 2018.